martedì 4 ottobre 2011

Come si sceglie un terapeuta?

Come si sceglie un terapeuta?
Innanzi tutto bisogna aver chiaro la distinzione tra psicologo, psicoterapeuta, psicoanalista, psichiatra, e scegliere di conseguenza l’aiuto professionale di cui, in quel momento, più si ha bisogno.


Dove cercare
La scelta di un terapeuta è un processo complesso, spesso viene fatto in un momento di forte difficoltà e confusione emotiva. Non è pertanto raro che la prima scelta ricada sul nominativo che ci è stato consigliato da quell’amico che, siamo sicuri, ha proprio il nostro stesso problema, oppure da un medico in cui riponiamo fiducia. Questa modalità di scelta non è per forza sbagliata, il passaparola ha un innegabile valore di economicità di tempo, si va da qualcuno che è già stato “testato”, qualcuno che ci è consigliato, di cui magari si conosce già il costo delle sedute, e la modalità di intervento. Si corre il rischio, però, proprio perché in un momento di fragilità, di non operare una vera scelta, quanto piuttosto di perpetuare quella altrui. Il terapeuta che ha lavorato con ottimi risultati con un vostro conoscente potrebbe non essere adatto a voi o voi a lui. E’ quindi importante avere la possibilità di prender contatto con diversi professionisti, o almeno avere una reale possibilità di scelta di nominativi. Passaparola, internet, pagine gialle, associazioni professionali ecc. sono tutti strumenti adatti alla ricerca di opzioni. Questo non significa rimbalzare da un terapeuta all’altro all’infinito, è frequente la scelta entro i primi 3-4 specialisti consultati. Non è una questione di fare numero, lo scopo deve essere quello di arrivare ad avere quella sensazione di essere stati capiti ed accolti da qualcuno con cui vi sentire in grado di compiere un percorso di cambiamento, può accadere subito, come può accadere dopo diversi tentativi.


Il primo contatto
Ma a quel punto, cosa chiedere, come operare una scelta? Solitamente le domande più frequenti nel primo contatto riguardano quello che si definisce setting. Cosa è il setting? E’ quell’insieme di fattori contrattuali, di regole costanti, che definiscono da una punto di vista pratico i limiti della relazione terapeutica (la frequenza e la durata delle sedute,le modalità di pagamento, il costo, il numero di pazienti in un gruppo, la presenza di eventuali osservatori, il luogo fisico dell’incontro ecc), ma è anche l’insieme di variabili che riguardano il terapeuta (la teoria di riferimento, la formazione personale, gli obiettivi che si prefigge ecc.). A molte di queste domande il terapeuta preferisce non rispondere per email o telefono, ma durante un primo colloquio. Questo comportamento non deve stupire. La gestione del setting è, per molti modelli di riferimento teorici, già un intervento terapeutico, pertanto lo si rimanda al momento in cui la relazione esce dalla virtualità e diviene concreta. Rispondere a priori a molte di queste domande, vorrebbe dire non permettere che questi temi siano argomenti di discussione nel setting appropriato. Questo è il motivo per cui molti professionisti preferiscono dedicare un primo colloquio gratuito proprio ad accogliere queste richieste ed ad ascoltare la storia personale del cliente.


Trabocchetti
Esistono diversi trabocchetti, o, se vogliamo essere più precisi, meccanismi di difesa in cui è facile cadere quando cerchiamo di valutare l’opportunità di iniziare un percorso terapeutico. Insieme al desiderio di mettere a tacere i propri demoni interni, c’è la paura di fallire, di affidarci a qualcuno che non sappia aiutarci. La nostra mente è capace di creare delle trappole con lo scopo di allontanarci da una reale scelta. Ad esempio, capita di dirsi : “mi ha risposto troppo in fretta, non avrà molti pazienti, non è un buon terapeuta”. Ma ugualmente si può riflettere sulla lentezza della risposta “mi ha fissato un appuntamento a distanza di 3 mesi, sarà anche pieno di lavoro, ma avrà tempo e voglia di occuparsi di me con l’attenzione che mostra a tutti gli altri?”. Con il risultato che qualsiasi risposta non vada bene. I costi sono un altro parametro importante che rischiano di alimentare lo stesso circolo vizioso. Se la parcella è troppo bassa si attribuisce lo stesso valore al professionista che la eroga, se troppo alta si ritiene che ci sia imbattuti in un luminare, ma che non è alla nostra portata. Può capitare invece che un buon terapeuta fissi delle tariffe che tutti siano in grado di sostenere, cosi come un pessimo terapeuta sia più interessato al denaro che alla salute dei propri clienti e chieda elevate somme di denaro. Una indicazione di una certa serietà è quella di trovarsi di fronte a parcelle che siano in linea con il costo richiesto da altri terapeuti dello stesso territorio. Analogamente si può chiedere a quale modello teorico il terapeuta faccia riferimento. Questo dato per essere utilizzabile presupporrebbe una reale conoscenza dell’efficacia di un approccio rispetto ad un altro e della specificità della tecnica utilizzata. In realtà non esiste una correlazione specifica tra disturbo e modello terapeutico, tutti gli studi in tal senso hanno dimostrato l’impossibilità di distinguere l’efficacia terapeutica in base al modello utilizzato, poiché troppe variabili sono da tenere in considerazione in un disegno di ricerca. E’ invece assolutamente importante sottolineare che esistono modalità di lavoro differenti, tecniche, con tempi diversi, obiettivi diversi, che variano da teoria a teoria. Il consiglio, quindi, è quello di scegliere il terapeuta non tanto in base alla teoria, ma chiedere espressamente in cosa consista la tecnica di intervento (se non si ha un’idea a riguardo), che può spaziare da un intervento centrato sulla parola, ad uno che utilizza il corpo come strumento, o un intervento di gruppo, o farmacologico, o ancora un’integrazione di questi, ecc. In questo modo sarà più facile scegliere un approccio terapeutico in cui ci si sente maggiormente a proprio agio. Non esiste una legge assoluta .Quello che occorre sapere è che al di là di qualsiasi modello teorico è la relazione terapeutica il vero motore della terapia.


Cosa non scegliere:
Se la scelta è un’operazione difficile di cui le linee guida sono nebulose, cosa non scegliere è estremamente più facile. Bisogna diffidare dall’affidarsi a maghi, guaritori, presunti santi, ciarlatani di vario genere che promettono una guarigione sicura e rapida, quasi indolore. Ma anche a tutti quei professionisti provenienti da altri settori (dietologi, medici generici, dentisti, avvocati, ottici e quanto altro) che non hanno le necessarie qualifiche, né il necessario training di formazione personale e professionale che chi opera in un campo cosi delicato come la salute ed il benessere psicologico deve avere.
Dott. Alessandro Monno

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