martedì 8 novembre 2011

Essere in crisi


Ormai è ovunque: la crisi ci pervade, ci siamo dentro, ci siamo stati messi, e come fossimo Alice nel Paese delle meraviglie, ci ritroviamo in un mondo sconosciuto nel quale è necessario adeguarsi per non soccombere.
Che effetto ha tutto ciò sulle persone?In questi momenti, quando il “collettivo” preme sull’individuo, si giocano i destini di ognuno.
Sono periodi di confusione, dove i confini tra l’uomo e la società divengono labili: il primo sembra perdere ciò che lo caratterizza come  il desiderio, l’immaginazione, la volontà di inseguire i propri sogni. La seconda assume la forma di un ammasso intrigato di eventi che va avanti per inerzia, dove i  singoli non possono dare nulla della loro specificità, divengono massa e massa che soffre.
In questo incontro nebuloso, sembra non esserci spazio per la creatività: siamo stati presi e sbattuti nella realtà concreta;corriamo affannati alla ricerca di un lavoro o viviamo terrorizzati nell’idea di perderlo; dobbiamo pagare bollette, mutuo, benzina ecc. Alle nuove generazioni si sta togliendo molto, anche la creatività più naturale, quella della vita. La sensazione opprimente è che non si può scegliere. E’ così. Il concreto invade l’essere, lo inaridisce, lo priva di quel soffio irrazionale che fa alzare gli occhi al cielo per immaginare.
La parola CRISI tuttavia, contiene una luce: è il momento che separa una maniera di essere o una serie di fenomeni da altra differente.(Dal greco KRISIS che tiene a KRINO, separo o decidere).
Nella crisi possiamo decidere “come” attraversarla, e ciò implica un cambiamento di sé.
La crisi collettiva può divenire un’ opportunità individuale se si delineano nuovamente  i confini tra “me” e ciò che sta fuori. La crisi esterna può trasformarsi in una crisi interna e personale più afferrabile,  che restituisce, in quanto tale, la capacità di decidere e di scegliere, di attingere a ciò che è “proprio”, il quale può sicuramente suggerire la strada migliore da seguire.
Nella scrittura cinese l’ideogramma che rappresenta la crisi, contiene insieme l’immagine del pericolo e dell’opportunità.
Il significato antico della parola opportunità nel latino risale ad  op-portunus, il vento che riconduceva in porto la nave.
Siamo immersi nella tempesta, ma ci rimane la nave ed il sogno e la speranza di un porto in cui tornare. Per riuscirci possiamo immaginare di  inseguire nuovamente la rotta perduta, riprendere in mano le mappe, bagnare il dito e sentire dove va il vento per  dispiegare  le vele al meglio.
 Ognuno ha la propria rotta, e una società di individui realizzati non è un insieme caotico di rotte diverse, ma l’essenza di un comune fare spazio al proprio essere. 

Dott.ssa Sonia Petroni


3 commenti:

  1. Come Ulisse, in un certo qual modo. E? proprio vero quel che scrivi, Sonia. La crisi risucchia creatività ed energia. Speranza.

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  2. La crisi che stiamo attraversando può essere, senza retorica, un’opportunità per un cambiamento proprio se diamo spazio a quell’aspetto creativo che la Dott.ssa Petroni invoca. La crisi è collettiva e globale, ma si sbaglia chi la ritiene solo una crisi economica/finanziaria, quello che è, o dovrebbe, essere messo in crisi è il sistema di relazioni che negli ultimi decenni si è andato costruendo. Il mito dell’uomo che si fa da solo, la messa in mostra di proprie caratteristiche personali a discapito di quelle sociali, il narcisismo elevato a valore, sono i fattori che più di tutti hanno portato a questo risultato. Cosa c’è di male nel chiedere aiuto? Cosa c’è di male nel non farsi da solo, ma di costruire insieme agli altri? Sento spesso dire con orgoglio la frase “non devo dire grazie a nessuno ”, ed io mi chiedo quanta sofferenza ci sia dietro questa frase. Ogni volta mi chiedo quando debba essere sola, incapace di creare relazioni arricchenti e costruttive, chi pronuncia tale frase. Mi chiedo quando l’individualismo sia diventato un obiettivo da raggiungere. Un vecchio slogan pubblicitario diceva “per l’uomo che non deve chiedere mai”. Mi sono sempre immaginato tale uomo come un cavernicolo dotato di clava che prende ciò che vuole senza chiedere, incapace di comunicare, si ritrova ad essere come un muto in un mondo di gente dotata di parola. La crisi allora, mostrando la fallacità di questo sistema sociale, mette, è vero, ognuno di fronte ai propri demoni, ma, cambiando l’angolatura dalla quale parte la Dott. Petroni, la crisi personale può diventare opportunità di cambiamento sociale. Nel momento in cui tracceremo il confine tra ciò che è in noi e ciò che è fuori di noi, dovremo finalmente farci carico di entrambe le cose, e mettere in moto una nuova modalità di stare con l'altro piuttosto che contro l'altro.

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  3. Un commento che completa il senso del post.
    Nello sperdimento di tutti, sia esso individuale che collettivo, si può tornare a se stessi ed entrarre in contatto con l'altro in modo nuovo, sfruttando l'opportunità data dalla crisi; per riscoprirsi, come si dice, sulla stessa barca e diventare marirai che collaborano per vivere.

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